Siamo Dario e Irene, abbiamo 26 e 23 anni. Siamo a Nuovi Orizzonti orami da un po’ d’anni.
Vogliamo raccontare quello che è stato il nostro percorso di vita.
Dario
Sono nato in un paese della Puglia, ultimo di cinque figli. I miei genitori hanno sempre dato la vita per la famiglia. Questo amore familiare in cui ho avuto la fortuna di nascere è stato stroncato tragicamente dalla morte di mio padre, quando avevo solo cinque anni. Vedevo mia madre in un profondo stato di depressione, consumata dal dolore e i miei fratelli in lotta anch’essi. Da quel momento in poi ho assistito al rapido smembramento della famiglia con questo grande dolore. Io mi ritrovavo in mezzo a tutto questo e cercavo in qualche modo di sopravvivere. In casa non riuscivo a sentirmi amato in mezzo a tutto questo dolore e ho iniziato a guardarmi intorno nella speranza di trovare dei modi per sentirmi più amato e più felice…
Il mezzo principale con il quale elemosinare un po’ di quell’amore che in casa non riuscivo a trovare è stato quello della pornografia e del sesso usa e getta, incontrato a undici anni. È stato un incontro all’inizio affascinante e misterioso, ma col tempo, oltre al senso di inquietudine, è cresciuta una compulsione tale da non poter più rinunciare a un video e poi un altro e un altro ancora. Sapevo che quello era un “finto amore” e che non sarebbe stato mai abbastanza, che il mio cuore non si sarebbe riempito mai, ma allo stesso tempo non riuscivo a dire di no, proprio perché era molto di più che una dipendenza: la pornografia mi faceva desiderare di essere diverso, più uomo, più prestante, più bello, più muscoloso.
La dipendenza dal porno
Ovviamente, non potevo ammettere di avere a che fare con questo mostro e ho iniziato a vivere vite parallele: il bravo ragazzo a scuola, il bravo ragazzo al catechismo, magari il bravo ragazzo a casa che si trasformava invece in un dipendente da internet, dalla televisione, dalla pornografia durante la notte. La dipendenza dal porno è riuscita a cambiare radicalmente il mio rapporto con le persone. Ha inquinato la mia mente e la mia anima. Non riuscivo più a relazionarmi con gli altri perché ero costantemente condizionato. Il mio desiderio più grande e più ambizioso era voler diventare proprio come uno di quei ragazzi e il non riuscire ad esserlo mi frustrava pesantemente.
Volevo essere quel tipo di uomo che mio padre mi avrebbe dovuto insegnare. Avevo un disperato bisogno che qualcuno mi raccontasse e mi insegnasse ad essere uomo partendo dalle cose più semplici, però non trovavo nessuno. Mentre da una parte vivevo questo mondo di dipendenza, dall’altra cercavo di tirare fuori la frustrazione e il dolore del “non amore” attraverso il talento del canto e della musica. Avevo scoperto questo grande talento e volevo diventare qualcuno, sempre per cercare di essere un pizzico più felice, per potermi sentire amato. Volevo andare via di casa e girare il mondo, volevo che il mio nome fosse stampato dappertutto e che tutti mi conoscessero e apprezzassero.
La ricerca compulsiva del piacere, di apparire di diventare qualcuno non ha fatto altro che anestetizzare un dolore sempre più crescente che non ero in grado di ascoltare, assordato dalle mille voci intorno.
Non mi sentivo degno di amore e volevo togliermi la vita
Quello che sapevo a quel punto era che se ci fosse stato un amore preparato per me, io di certo non avrei potuto meritarlo! Per sentirmi accolto dalle persone intorno a me, mi sono sforzato di imitarle in tutto, nel modo di vestire, di camminare, di pensare, ma ogni volta che tornavo a letto la sera fissavo il vuoto e mi si riaccendeva quel dolore che mi faceva stare malissimo tanto da provare più volte a togliermi la vita.
Mia madre, che si era consolata della morte di mio padre, nel tempo mediante una grande fede, aveva fatto dei percorsi che le avevano acceso una nuova vita dentro di sé.
Un giorno mi propone un viaggio ad Assisi. Decido di andarci perché così perdo qualche giorno di scuola. Ma non sapevo che proprio lì sarebbe cambiata la mia vita per sempre, perché durante un incontro di preghiera una signora, dopo avermi chiesto il permesso, mi abbraccia. Quell’abbraccio mi ha cambiato la vita. Non avrei mai pensato che un abbraccio potesse svegliare in me un fuoco intenso e farmi sentire nel cuore quelle parole: “Dario, tu meriti di vivere. E non ti preoccupare, ti faccio Io da padre”. Non riuscivo a capire bene cosa stesse succedendo nella mia vita, sapevo solo che improvvisamente vivevo una gioia grandissima che non potevo più contenere e soprattutto tenere per me. Quindi, come un pazzo ho iniziato ad andare in strada a parlare con i ragazzi che incontravo: “Non puoi capire, io volevo morire, invece ora voglio vivere, ho incontrato Gesù nella mia vita in un abbraccio!” tanto che le persone rimanevano perplesse e anche impaurite da queste parole.
Nelle mie notti insonni, perché il dolore che avevo dentro non si era affatto sopito, pregavo Dio di liberarmi, di darmi pace. Ho iniziato a cercare un posto che potesse aiutarmi e ho trovato la comunità Nuovi Orizzonti, la cui missione rispecchiava in pieno quello che io desideravo profondamente. Così, dopo aver conseguito il diploma di maturità, sono partito per fare un’esperienza in comunità con il grande desiderio di lasciare tutto e vivere il Vangelo.
La spirtherapy e la guarigione del cuore
Avevo sottovalutato la potenza che ha il percorso di conoscenza di sé e guarigione del cuore, di cui avevo solamente sentito parlare. Infatti, man mano che lo vivevo mi ha scavato nel profondo, mi ha fatto comprendere che dovevo lavorare sodo per essere liberato dalle forme di dipendenza che per anni mi avevano reso schiavo.
Un passaggio di crescita fondamentale per una “pulizia interiore” è stata la vita comunitaria: lo stare insieme agli altri fratelli in un contesto protetto, mettermi a nudo e farmi vedere così, con le mie debolezze e fragilità è, nello stesso tempo, ho finalmente fatto l’esperienza di sentirmi amato per chi sono davvero e profondamente. Non dovevo più dimostrare a nessuno di essere perfetto, non dovevo più fare di tutto per ricevere l’amore di cui avevo bisogno, potevo essere me stesso! Questo, assieme alla palestra della preghiera, al cammino di conoscenza di me e guarigione del cuore che facciamo in comunità, a ‘padri e madri’ che sono stati presenti, mi ha permesso di tirare fuori dal fango il diamante che era nascosto nella mia anima. Ad un certo punto di questo cammino stupendo ma faticosissimo, mi è anche stato donato un regalo immenso: la donna che oggi è mia moglie. Il rapporto con lei mi ha aiutato a sentirmi più uomo, più attento, più disponibile, più me stesso. Tante volte lei mi ha ricordato (e lo fa ancora) di lottare per le cose nelle quali credo profondamente, senza pensare che io non sia abbastanza o che non meriti di realizzare cose grandi e belle nella vita.
Se da ragazzo ho desiderato ardentemente di farla finita per un dolore che mi schiacciava, oggi non posso fare a meno si dire a tutti che la vita è unica e che va vissuta per qualcosa di grande: siamo stati creati per il Cielo!
Irene
La bellezza del Matrimonio
Scegliere di sposarci e creare una famiglia alla nostra giovane età ci ha fatto impattare con un mondo che ti dice che se sei giovane devi cercare altro, devi divertirti finché puoi e dinnanzi a tante difficoltà devi accontentarti…
Fin da subito il nostro obbiettivo era chiaro: essere una famiglia che sceglie di mettere Dio al centro, con tutte le difficoltà e la bellezza che questo comporta. Vivere una relazione con Dio per noi significava imparare a lasciare le redini della nostra relazione a Lui e fare delle scelte che per la logica del mondo non hanno senso: pregare insieme, impegnarci in un percorso di castità e sposarci senza grandi certezze economiche.
Tanti dei nostri coetanei, colleghi, compagni di studi magari non ci capivano, ma puntualmente restavano colpiti e attratti da una luce che non poteva essere certamente nostra. Con il tempo abbiamo compreso quanto dovesse essere proprio questa la nostra missione: portare questa luce che Gesù ci dona come coppia a tutti quei ragazzi e ragazze che non conoscono il suo amore, attraverso la nostra vita, attraverso il nostro essere cristiani, oggi.
I giovani della nostra generazione credono sempre meno nell’amore, molto spesso perché non lo hanno ricevuto dalle loro famiglie di origine e anzi, con madri o padri assenti, sono molto feriti. Davanti a questo dolore, che in parte anche noi abbiamo provato, abbiamo deciso di rispondere alla chiamata di essere famiglia per chi ha bisogno di fare quest’esperienza, nella semplicità e nella gratuità.
La vocazione delle Famiglie Nazareth
Nella Comunità Nuovi Orizzonti, le Famiglie Nazareth sentono propria questa missione. Sposi consacrati che si impegnano a far risplendere la bellezza del matrimonio come via di santità, sull’esempio della famiglia di Nazareth, e si impegnano ad aprire le porte della propria casa all’accoglienza.
Dio ci ha donato tantissimo: una persona accanto da imparare ad amare ogni giorno di più, un’opera dove poter mettere a frutto i nostri talenti, degli amici che hanno fatto le nostre stesse scelte e che ci ricordano di puntare sempre più in alto e adesso una figlia che ci ricorda la bellezza e le fatiche di essere padre e madre. L’unica cosa che possiamo testimoniare è la gratitudine nei nostri cuori e la grandezza che la risposta alla chiamata di Dio ha portato nelle nostre vite e nella nostra famiglia, che ci fa realmente ripetere nonostante tutto il nostro Eccomi!